L’articolo a tutta pagina uscito sull’edizione di ieri della cronaca de Il Messaggero Roma è paradossalmente un grande riconoscimento all’attività di informazione e resistenza sul territorio che il Comitato per il Pratone di Torre Spaccata ha portato avanti nell’ultimo periodo.
L’articolo ipotizza uno scenario drammatico per Roma, che rischierebbe di perdere la pioggia di milioni di euro che l’Europa ha garantito per il rilancio del settore audiovisivo a causa dell’opposizione di “ambientalisti” ed “ecologisti” al progetto di espansione degli studios di Cinecittà nel Pratone.
Senza citare fonti, stravolgendo i connotati delle attività del comitato (parlando di ricorsi, che non abbiamo mai presentato), l’articolo riduce tutte le diverse vertenze territoriali del quadrante all’appellativo generico di ambientalisti (del quale siamo orgogliosi, ma in cui leggiamo chiara un’intenzione quasi denigratoria).
L’intento come al solito è chiaro: costruire facili dicotomie tra la crisi climatica e le questioni lavorative, polarizzando gli interessi e facendo credere che le due cose siano in contrapposizione, quando sappiamo che non è così.
Nonostante i tentativi di scissione, fino ad adesso il territorio si è invece dimostrato compatto su più fronti. Una visione che vede intrecciarsi ambiti archeologici e paesaggistici, ambientali e urbani nel riconoscimento dell’area in quanto tale, selvatica, inedificata e libera da interessi speculativi.
Inutile sottolineare poi l’incoerenza di chi sostiene una colata di cemento su uno degli ultimi lembi di agro romano non ancora
edificati e contemporaneamente (nella stessa pagina!) parla della necessità di contrastare gli effetti devastanti di un cambiamento climatico che avanza.
Come Comitato non abbiamo convinzioni a priori riguardo l’espansione del settore cinematografico, ma riteniamo inconcepibile
che questo venga fatto attraverso il consumo di ulteriore suolo.
Il progetto degli Studios porta con sé una speculazione edilizia che il Piano Regolatore consente con il nome di Centralità Urbana sui restanti 27 ettari di Pratone.
Inoltre non fare riferimento al fatto che la Corte dei Conti si sia già espressa negativamente riguardo alla compravendita dell’area e ignorare che oltre agli aspetti ambientali, non sia in linea nemmeno coi principi di efficienza, efficacia ed economicità dell’impiego delle risorse del PNRR – in quanto non inserita in un quadro economico lungimirante, significa mistificare la realtà.
Le difficoltà nell’avanzamento del progetto non sono rappresentate dalla cittadinanza (magari lo fossero!) ma da un evidente deficit strutturale del progetto.
Questa disinformazione non ci spaventa, è invece stimolo che alimenta rabbia e determinazione: non molleremo di un
centimetro.
Pratone Parco, subito!
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