Abbiamo avuto modo di partecipare, in data 5/05/2022, alla seduta della Commissione PNRR presieduta dal consigliere capitolino Giovanni Caudo, che ringraziamo per il cortese invito, ospiti presso gli Studios di Cinecittà dell’Amministratore Delegato Nicola Maccanico e di parte del board di Cinecittà Spa.
Ma prima di entrare nella descrizione di ciò che è avvenuto nella sala del CdA di Cinecittà, lasciateci dire qualcosa a riguardo di quello che succedeva fuori: quella piccola delegazione del Comitato per il Pratone che nonostante il giorno, l’orario e le condizioni metereologiche proibitive si era recata presso l’ingresso degli Studios, nonostante l’impossibilità di partecipare in presenza all’incontro di una commissione che dovrebbe garantire pubblicità e partecipazione, semplicemente esponendo uno striscione con una scritta inneggiante alla tutela del Prato, è stata identificata con richiesta di generalità da una volante di Carabinieri, apparentemente non chiamata ad intervenire da nessuno.
Alle persone che si sono imbattute nello spiacevole inconveniente, esprimiamo comunque la nostra solidarietà: non pensavamo costituisse motivo di identificazione la presenza su un marciapiede di poche persone riunite dietro una striscione, senza costituire ostacolo allo svolgimento di qualsiasi attività.
All’incontro, che aveva come principale obiettivo la presentazione dell’idea progettuale degli Studios sull’area del Pratone, hanno partecipato in presenza il Presidente del VII Municipio Francesco Laddaga e il Consigliere Capitolino Alessandro Luparelli, da remoto le/i consigliere/i Michetelli, Carpano, Bonessio, Stampete, oltre a rappresentanti della politica municipale, cittadini e membri di associazioni.
Per chi non avesse la voglia o il tempo di leggere i nostri mai sintetici report, possiamo fornire una prima indiscrezione, forse esemplificativa dell’intero discorso: nonostante l’obiettivo della seduta della Commissione fosse la presentazione del progetto di espansione degli Studios a Torre Spaccata, nessun progetto è stato ancora realizzato, tantomeno presentato!
Come ben spiegava infatti l’AD Maccanico, dopo il bel video introduttivo in cui si mostravano i progetti di recupero del grande patrimonio di teatri di posa (ben 19!) attualmente presenti nei confini di Cinecittà Spa, il Piano Industriale del colosso del cinema nostrano non include nelle sue previsioni di spesa le voci relative al progetto di espansione, dal momento che l’area non è ancora nelle disponibilità degli Studios ed è in corso una trattativa, per quanto ben avviata con CdP, la cui assenza pesava come un macigno sulla credibilità della Commissione stessa. Video che mostrava come questi teatri nelle loro nuove vesti, consisteranno in edifici alti anche più di 20 metri: d’altronde, come ha più volte ribadito l’AD, le attuali esigenze di un mercato in cui è aumentata a dismisura la richiesta di contenuti determinano l’esigenza di spazi grandi. Pazienza se i nuovi teatri posa sul Pratone, andranno a deturpare la bellezza paesaggistica del Pratone, una delle più belle vedute urbane sui Colli Albani, come l’aveva definita anche il Soprintendente La Regina. Siamo abbastanza disillusi sul fatto che queste argomentazioni di principio, come quelle sul valore archeologico e ambientale di un’area che non dovrebbe essere ingabbiata dai processi di sviluppo industriale di Cinecittà come di nessun altro, possano servire a convincere la politica a cambiare idea su quale tra i progetti di sviluppo dell’area siano più utili al quadrante.
Una politica che ieri come nelle altre occasioni di incontro ha dimostrato poca voglia di affrontare le criticità proposte da un modello di sviluppo urbanistico datato e compromesso come quello del PRG, che ha sorriso compiaciuta ai numeri sul presunto ritorno occupazionale degli investimenti di Cinecittà, che ha ribadito di non voler considerare le istanze rappresentate dai cittadini con la loro petizione (superate le 2700 firme, potete continuare a sostenerla qui) nascondendosi dietro un non agire e un attendere che in realtà rappresentano una decisione politica ben precisa.
E che infine ha chiuso l’incontro soddisfatta, ribadendo come l’edificazione prevista dagli Studios sarà poco impattante per il territorio e che ora il suo ruolo, sarà quello di limitare i danni provocabili dagli interessi di CDP, che pur mantiene l’ambizione di edificare la restante SUL a sua disposizione. Una politica che speravamo potesse almeno provare ad esprimere una valutazione oggettiva tra interessi di mercato e istanze cittadine ma che, nonostante i numerosi precedenti, come la svendita dei terreni di Cinecittà sui quali è stato costruito negli anni ’80 il CC Cinecittà 2 e il centro direzionale, o il tentativo di trasformare gli studios da polo produttivo a centro di intrattenimento con il progetto di Giancarlo Abete, non ha voluto trarre una lezione dalla volubilità delle esigenze di mercato.
Qualche novità sull’idea progettuale di Cinecittà riguardo il nostro Pratone, siamo riusciti a desumerla: entreranno infatti in possesso di un’area di circa 31 ha (e questo lo sapevamo, anche prima della campagna elettorale, quando alcuni ci tacciavano di parlare di aria fritta) a fronte di un investimento che verrà finanziato con circa 60 milioni di euro dal PNRR, gestiti direttamente dal MEF: CdP non ha più interesse ad acquisire equity nelle aziende, per cui cederà l’area senza entrare nel progetto di Cinecittà. Questa somma servirà a coprire l’acquisto dell’area, gli oneri accessori e parte dello sviluppo, in una misura che dipenderà dalla negoziazione sul prezzo d’acquisto tra Cinecittà e CdP: il capitale necessario per garantire lo sviluppo delle nuove infrastrutture cinematografiche sul Pratone verrà garantito dalla raccolta di capitale privato. I 31 ha considerati sono quelli che si estendono nel Pratone in direzione via di Torre Spaccata, Bruno Pellizzi e Roberto Fancelli, per una Superficie Utile Lorda di 81.852 mq. Qui dovrebbero essere realizzati, citando testualmente Maccanico, 8 teatri di posa su 14-15 ha (nulla di definitivo, si parlava di idee, non di progetti) e i restanti da destinare a backlot.
Un intervento sull’area, che genererà secondo le parole dell’AD di Cinecittà, un enorme ritorno economico e occupazionale per il quadrante: e via giù i numeri, che per quanto siano delle semplici previsioni di business plan, hanno guadagnato gli ammiccamenti compiaciuti della politica presente, la stessa che strumentalmente ci ha spesso accusato di creare dicotomie tra sviluppo e ambiente, non riconoscendo al contrario la nostra richiesta di schierarsi tra mercato e interesse pubblico. Un investimento di 236 milioni di euro, per un indotto complessivo di 826 milioni e un ritorno occupazionale di 3658 unità.
Indiscutibilmente un ottimo risultato per il manager e per la sua azienda: peccato che nessuno dei presenti al tavolo, abbia pensato di chiedergli come i numeri più che positivi in potenza per la sua azienda, possano essere positivi anche per il territorio: come ad esempio, questa ricchezza verrà distribuita sul territorio, che tipo di opportunità occupazionali creerà…
Ma cosa ancor più importante, sempre citando le parole di Maccanico, il rapporto tra gli Studios e il quadrante non sarà più solo museale, gli Studios e i loro teatri di posa definiranno la nuova identità territoriale dei quartieri come Torre Spaccata! Vedere per credere, la realtà degli Studios americani, in cui l’industria cinematografica ha reso più bello tutto l’ecosistema in cui si è insediata: basta farsi un giro (in America), citando sempre le parole dell’AD. Chissà come potranno i cittadini identificarsi con un ente che venendo sul territorio li priverà di più di 30 ha di verde, in cambio di teatri di posa e infrastrutture che supponiamo verranno protette come quelle attualmente disponibili nell’area di Cinecittà Studios: con un bel muro coperto da filo spinato magari.
La restante parte del Pratone, quella che rimarrà nelle disponibilità di CdP con le invariate previsioni edificatorie del PRG ( 105.648,00 mq di SUL, tra cubature residenziali, servizi e flessibili) verrà trasformata urbanisticamente secondo una progettualità affidata allla proprietaria dell’area in quello che però sarà al momento della presentazione un progetto unico: su questo, secondo le parole del Presidente di Commissione, la politica dovrà rivolgere i suoi sforzi per limitare al minimo l’impatto delle nuove costruzioni sul territorio. Non importa se l’idea pre-elettorale presentata dagli attuali amministratori della città prevedeva una «Roma sostenibile, città a consumo di suolo zero»: ormai l’idea di sviluppo della Centralità di Torre Spaccata proposta da Cinecittà è acquisita come buona, anche se effettivamente una vera e propria progettualità ancora non esiste. Non importa se al tavolo non era presente nessun rappresentante di CdP, evidentemente poco sensibile alle ricadute delle sue scelte sui cittadini e sul territorio, nonostante ad oggi riuscirà a rientrare di quel fallimentare investimento che fu l’acquisizione tramite Fintecna di Quadrante Spa (la società che aveva in pancia i diritti di proprietà del Pratone, per saperne di più https://www.ricercaroma.it/pratone-di-torre-spaccata/ ) sempre con soldi pubblici: quei fondi del PNRR che andranno ad ingrossare il debito nazionale.
Questo il futuro immaginato da Cinecittà Spa e dalla politica che governa la città per questi 31 ha di Agro Romano: gli interventi in Commissione hanno infatti chiarito anche gli ultimi dubbi, o forse sarebbe meglio dire disilluso le ultime speranze, di chi credeva che fosse possibile chiedere ai futuri proprietari di mezzo Pratone di individuare dell’aree alternative compromesse da edificato abbandonato e da rigenerare, lasciandoci la possibilità di avere un unico grande Parco dove oggi c’è un’area abbandonata.
Un presidente di Commissione soddisfatto dopo essere stato liquidato da una veloce e approssimativa risposta dell’AD sulla possibilità di spostare il progetto su altre aree; un Presidente di Municipio sbigottito dal fatto che parte della cittadinanza continui a manifestargli perplessità sul fatto che la sua posizione di attesa del progetto degli Studios è in realtà una scelta politica ben definita; un consigliere comunale che prende appunti compiaciuto sui numeri dei previsti posti di lavoro sciorinati dall’AD senza entrare nel merito della qualità o del costo sociale di questi numeri, ci fanno capire ancora una volta una cosa sola.
Che la nostra battaglia non potrà essere vinta su questo livello, ma solo attraverso una grande mobilitazione civica, in grado magari di unire tutte quelle vertenze territoriali accomunate dalla volontà di cittadini attivi di essere protagonisti delle decisioni politiche che tanto impattano sulle loro vite e sui territori che abitano, e di non subirle con l’ulteriore beffa di un finto processo partecipativo.
Per cui non siamo d’accordo con la chiosa finale del Presidente Caudo: non accettiamo che questa opportunità di mercato, che come lui stesso ha detto permette oggi di acquisire delle quote nello scenario competitivo internazionale che garantiranno a Cinecittà di «rimanerci dentro almeno qualche anno» debba essere realizzata calpestando i principi di una transizione ecologica e di una lotta al cambiamento climatico che non possono che cozzare con l’idea di edificazione, parziale o totale, di un’area ancora non impermeabilizzata come il Pratone.
Non accettiamo pertanto che la politica si svincoli dalla responsabilità di presentare, alle legittime istanze di espansione di un’attività d’impresa importante come Cinecittà, delle possibili alternative, lasciandone l’onere ai Comitati e facendosi liquidare da risposte approssimative. Così come non accettiamo che la minaccia edificatoria rappresentata da CdP nell’altra metà del Pratone possa essere usata come spauracchio per legittimare l’intervento degli Studios.
Per cui, se i futuri confronti istituzionali dovessero essere di questo tipo, Vi togliamo l’onere di invitarci: siamo sicuri che troverete la disponibilità di chi a differenza nostra, è dedito a perseguire per il bene di tutti l’amara arte del possibile.
Noi preferiamo continuare a scrivere le pagine del nostro libro dei sogni.